Soft skill Toastmasters: ruoli che allenano competenze reali
Sono in Toastmasters dal 2018, e ancora oggi mi accorgo di quanto ogni esperienza nel club contribuisca alla mia crescita personale.
Ricoprire i ruoli Toastmasters, anche i più semplici, mi ha permesso di sviluppare nel tempo soft skill che oggi uso senza pensarci: nella vita quotidiana, sul lavoro, in ogni contesto relazionale.
È questo il bello: allenare competenze trasversali Toastmasters senza sedersi a lezione, solo partecipando attivamente agli incarichi nei meeting Toastmasters.
E ogni volta che mi trovo a gestire meglio una riunione, a dare un feedback efficace, o a parlare con più chiarezza, mi rendo conto di quante competenze utili nella vita reale ho acquisito proprio lì.
Capita spesso che si assegnino i ruoli quasi in automatico, come se fossero un requisito del format.
Timer? “Tanto è semplice.”
Ah-Counter? “Ci vogliono cinque minuti.”
Toastmaster of the Day? “Basta seguire la scaletta.”
E invece ogni singolo ruolo Toastmasters, anche il più apparentemente banale, è una palestra per abilità pratiche per la vita quotidiana.
Quelle che poi ti ritrovi a usare in contesti del tutto diversi: al lavoro, nei progetti personali, nella comunicazione di tutti i giorni.
Un percorso di sviluppo delle soft skill comunicative, fatto di esperienze pratiche, continue, concrete.
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Ogni ruolo nasconde una soft skill
Questa è la magia: non è una lezione, ma un’esperienza. Ricoprendo ruoli Toastmasters nei meeting:
impari a parlare con chiarezza, anche in situazioni nuove
alleni la gestione del tempo e degli imprevisti
sviluppi un ascolto attivo che oggi è sempre più raro
affini la tua capacità di osservare e dare feedback, senza giudicare
E lo fai senza che nessuno ti dica “ora stai imparando questa skill”. Succede. Punto. Un giorno presenti un progetto e ti rendi conto che sei più sciolto. Un altro devi coordinare una riunione e ti esce naturale dare i turni, gestire i tempi, tenere alta l’energia.
Non è magia. È esperienza Toastmasters sedimentata. È crescita personale, ma senza etichette.
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L'ho provato sulla mia pelle: un nuovo modo di affrontare le riunioni al lavoro
Dopo qualche anno nel club, ho notato che il mio approccio al lavoro era cambiato.
Una volta ho chiesto una call al mio capo per aggiornarlo su un progetto e decidere come sarebbe stato meglio muoverci negli step successivi.
Mi è venuto naturale preparare un breve documento di contesto da mandargli prima, così sarebbe arrivato già allineato.
Ma sapendo che era sempre super impegnato, ho lasciato anche dieci minuti a inizio riunione per aggiornarlo io, nel caso non l’avesse letto.
La riunione era da 30 minuti, ma ne ho pianificati 25 per stare comodi.
Abbiamo finito con l’anticipo previsto e, scherzando, gli ho detto:
“Bene, agenda chiusa: hai anche il tempo di andare in bagno prima della prossima call.”
Lui mi guarda e fa:
“Se tutti organizzassero le riunioni come te, la mia vita sarebbe molto più facile.”
Tutto questo… non l’ho imparato in un corso.
L’ho imparato in mezzo a discorsi, valutazioni, incarichi nei meeting Toastmasters e riunioni ben condotte.
Allenando, senza accorgermene, soft skill Toastmasters che poi sono diventate parte del mio modo di lavorare.
Il valore nascosto dei ruoli "minori"
Spesso snobbiamo i ruoli che sembrano più semplici. Il Timer? Conta i minuti. Il Grammarian? Segna parole. L’Ah-Counter? Registra gli “ehm”.
Eppure, chi li svolge con attenzione lo sa: ti cambiano il modo di ascoltare.
Ti allenano a cogliere dettagli, a restare concentrato, a notare come le persone comunicano.
E da lì, tutto migliora: la scrittura, il modo di parlare, perfino le call di lavoro.
Anche questi incarichi nei meeting Toastmasters sono esercizi di competenze trasversali preziosi quanto un discorso ispirato.
Toastmasters ti cambia. Anche quando non te ne accorgi.
È per questo che continuo a partecipare.
Non solo per tenere viva la mia voce da speaker, ma perché ogni ruolo Toastmasters, ogni serata, ogni valutazione è un micro-allenamento per la vita vera.
Non devi essere un campione mondiale di public speaking. Ti basta esserci. Fare. Provarci.
E se ogni tanto ti chiedi “ma sto davvero migliorando?”, la risposta è sì.
Solo che te ne accorgerai quando ne avrai bisogno.
Nel momento esatto in cui quella competenza utile nella vita reale, costruita quasi per caso, farà la differenza.
Ma perché oggi hai fatto questa riflessione?
Domanda legittima.
Questo articolo nasce da un documento che mi ha segnalato Gianna, una socia del mio club che ringrazio di cuore.
Lo trovi qui:
Scarica “How Club Meeting Roles Build Real-World Skills” (PDF ufficiale Toastmasters)
È una risorsa davvero utile, soprattutto per chi è alle prime armi: offre una panoramica chiara di ogni incarico nei meeting Toastmasters e — cosa rara — li mette in relazione con le soft skill che si allenano e che poi tornano utili nella vita reale, in ufficio, in famiglia, ovunque.
L’ho letto in pochi minuti, ma ha acceso qualcosa.
Mi ha fatto venire voglia di condividere non solo il documento, ma anche queste riflessioni con chi segue il blog.
Perché a volte i piccoli ruoli che ricopriamo ogni settimana, senza troppa enfasi, sono quelli che ci trasformano di più. E valeva la pena dirlo.
E voi?
Vi siete mai resi conto, magari solo dopo tempo, che qualcosa imparato nel vostro club Toastmasters vi ha aiutato fuori dal club?
Magari una presentazione fatta meglio, un conflitto gestito con più calma, un momento in cui vi siete sentiti più sicuri del solito.
Se vi va, raccontatelo nei commenti.
Le soft skill Toastmasters fanno meno rumore delle hard skill, ma sono quelle che ci cambiano davvero.

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